“Inaspriamo le pene”

Tutte le volte che succede qualcosa in Italia, c’è la corsa ad inasprire le pene. Come se quelle che già ci sono non bastassero. È una situazione figlia del bisogno di ministri e parlamentari di farsi notare, in una bulimia di dichiarazioni e azioni che spesso non hanno dietro pensiero o riflessione.

La cultura giuridica europea ed italiana hanno stabilito nel corso dei secoli dei principi che dovrebbero guidare i decisori politici.

Primo tra tutti, il valore rieducativo della pena, stabilito dall’art. 27 della Costituzione. Non dovrebbe prevalere la punizione ma la costruzione di un percorso che permetta a chi ha sbagliato di capire i propri errori e di reinserirsi nella società.

Il secondo è la proporzionalità che dovrebbe esistere tra reato e pena. Proporzionalità che viene meno se ogni volta giochiamo al rilancio e alziamo l’asticella.

L’ultimo è la certezza della pena: che senso ha promettere l’ergastolo per ogni cosa, se poi le promesse non hanno seguito? Se per cose più gravi siamo subito pronti al condono?

E da ultimo, come possiamo giocare al rilancio e proporre il carcere per qualsiasi cosa quando i nostri istituti penitenziari sono sovraffollati, vecchi, insicuri e insalubri? Come si può costruire un futuro diverso chi entra in un non-luogo?

La debolezza dei partiti

La vicenda di Aboubakar Soumahoro dovrà ancora essere verificata nel dettaglio, ma il solo fatto che se ne discuta è sintomo della debolezza dei partiti politici.

Un tempo ogni candidatura era sottoposta ad un screening stringente e la scelta di favorire la crescita nel partito, anziché attingere continuamente alla società civile, permetteva di conoscere approfonditamente le persone per cui si chiedeva la fiducia degli elettori.

In questi anni numerosi scandali, le inadeguatezze e i conflitti di interesse hanno interessato trasversalmente tutti i partiti italiani e dimostra come la Politica stia altrove. Non si cerca di costruire una classe dirigente, né si prova a dare una formazione politica e culturale alla società.

Si sceglie di trovare qualche candidato di bandiera, un volto noto della TV, uno sportivo di successo, il referente di qualche associazione di primo piano.

Scelte che indeboliscono i partiti, li svuotano di senso, e contribuiscono a rendere più fragile anche l’architettura istituzionale del nostro Paese.

Fabrizio Bosio

Consiglio di lettura del mese

Cecità, di José Saramago. Un romanzo che racconta quanto sia facile per gli uomini, fuori dalle regole sociali, dar vita al peggio di sé. Ma c’è sempre chi riesce ad essere per gli altri una stella polare.